E anche per la scuola siamo ritornati alla normalità, quella normalità che da anni, come Partito della Rifondazione comunista, denunciamo essere il problema e che in tempo Covid ha evidenziato tutte le sue criticità. Edifici scolastici inadeguati, classi sovraffollate, cronica carenza di organico, scuole costrette ad adattarsi a trasporti sovraffollati e insufficienti, tagli e nessun reale investimento. Ritmi scolastici scanditi da distanziamento, gel e mascherine, riunioni a distanza mentre in presenza i problemi restano gli stessi e cresce l’inquietudine di personale scolastico, alunni e genitori.

Una ripartenza affrontata come mera questione di organizzazione di un servizio, all’insegna di un fai da te, che ha lasciato inalterati struttura e fondamenta e che anche quest’anno è stata possibile grazie alla presenza dei precari e delle precarie. Problema cronico mai affrontato dai governi che si sono succeduti e ancor oggi si persevera nell’ottica del risparmio e dei tagli alla scuola pubblica.

Precari/e, docenti e ATA, da utilizzare come tappabuchi, dopo il consueto balletto estivo per l’assegnazione di incarichi e supplenze, uno stillicidio che per alcuni va avanti da dieci ma anche venti anni e più, anni durante i quali si lavora senza aver diritto a scatti di anzianità, assegnazione provvisoria e altro. Drammatica normalità che ritorna nonostante tutto. Un mondo del precariato spesso volutamente diviso da una folle macchina fatta di diversi canali abilitativi, differenti criteri di iscrizione in graduatorie, fasce, punteggi e riconoscimenti di titoli, una guerra tra poveri.

Questo’anno si è arrivati addirittura al punto di partorire l’idea di un organico Covid, i precarissimi tra i precari, pur di non mettere mano ad un intervento strutturale che richiederebbe ben altri investimenti. Personale docente che si è visto costretto a sborsare laute somme per conseguire i crediti formativi e che, solo in Trentino, è stato costretto ad accettare le condizioni previste dall’art. 40bis del rinnovo contrattuale: periodo di prova di 90 giorni effettivi su contratti a termine anche di sei mesi, dove il destino lavorativo è posto nelle mani del Dirigente di turno. Precari quindi sempre più ricattabili in un sistema aziendalistico che nulla valuta se non la capacità di star zitto, rigare dritto e soddisfare le richieste dell’utenza.

Le sbandierate assunzioni per 84.000 posti di lavoro ne vedono assegnati solo 24.000, un terzo del personale scolastico. E intanto con ottusa ostinazione a breve si svolgerà il concorso straordinario, ingovernabile in questo contesto di aumento dei contagi: inevitabili spostamenti da una regione ad un’altra, spazi inadeguati nessuna sessione suppletiva per chi si dovesse trovare in quarantena. Giuste le motivazioni della protesta di questi giorni dei precari e delle precarie e la richiesta di poter essere finalmente stabilizzati/e con un concorso per titoli e servizio, nel rispetto degli anni di lavoro e competenze maturate.

Continueremo come Partito della Rifondazione comunista a sostenere tutte le mobilitazioni di dissenso verso scelte che negli anni hanno massacrato il sistema istruzione, chiedendo il rilancio di una scuola pubblica mediante la stabilizzazione del personale, investimenti strutturali, riduzione del numero degli alunni e delle alunne per classe e una drastica inversione di tendenza verso tutte le riforme che in questi anni hanno massacrato la scuola nella sua funzione di organo costituzionale.


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