
PROPRIO NON CI SIAMO! L’accordo stipulato dalla società Dovevivo con Castello SGR (che controlla il Fondo Clesio, proprietario delle #Albere) per la gestione di circa 50 unità immobiliari (con complessivi 168 posti letto da destinare a studenti e studentesse fuorisede o giovani professionisti/e) porta alla cronaca il drammatico problema degli affitti universitari nella città di #Trento e ci ricorda quale grande operazione immobiliare fallimentare sia stata la costruzione delle Albere. Non ci meraviglia leggere che l’amministratore delegato della Dovevivo esulti per l’accordo stipulato e che consideri quello degli affitti immobiliari a Trento un mercato che può offrire grandi profitti: fa solo il suo mestiere. Ricordiamo però anche alla Dovevivo che l’eccellenza del polo universitario trentino non dipende dall’avere studenti e studentesse facoltosi all’interno di un tessuto sociale in grado di offrire domanda: l’eccellenza è data da quei tanti studenti e studentesse, trentini e non, che con fatica e grossi sacrifici economici, spesso lavorando o studiando da pendolari, scelgono di proseguire a Trento il proprio percorso di studi. E si adattano a vivere in buchi di appartamento, pagando cifre esose per un posto letto spesso affittato in nero da palazzinari senza scrupoli. È questo il mercato degli affitti universitari nella nostra città e l’immettere sulla piazza affitti a costi ancora più elevati non può servire ad altro che a drogare ancora di più il mercato, proprio in un periodo in cui gli alloggi dell’Opera Universitaria saranno ridotti per motivi di distanziamento. Ci disgusta l’idea di un quartiere di giovani studenti bene, ma ancor più ci preoccupano le difficoltà maggiori che incontreranno tutti gli altri.A Trento attualmente manca del tutto un ragionamento sulle politiche abitative studentesche: i posti messi a disposizione all’interno degli studentati non soddisfano le richieste e quello dei e delle fuorisede è diventato un mercato che frutta ai privati che affittano posti letto a prezzi esorbitanti un indotto economico notevole e spesso sommerso.L’assenza di un reddito studentesco, diretto o indiretto, che vada a coprire anche le spese abitative, insieme all’elevato costo della vita in città, finisce per determinare una selezione elitaria e classista, permettendo l’iscrizione alle facoltà trentine solo a quei e quelle giovani che possono permetterselo. Il diritto allo studio e alla libera scelta del proprio percorso formativo è ancora una volta condizionato dalle possibilità economiche della famiglia e quindi non è per tutti e tutte. E “l’accordo delle Muse” non potrà che peggiorare le cose. Per questo come Partito della Rifondazione Comunista poniamo da sempre la questione abitativa come centrale e ribadiamo che anche a Trento sono urgenti politiche abitative che rilancino un piano di edilizia residenziale pubblica con specifici investimenti anche per l’edilizia universitaria, non ignorando la domanda sociale di alloggi.Anche per studenti e studentesse andrebbe potenziata la residenzialità pubblica adeguando le residenze universitarie all’ammontare delle richieste mediante la riconversione degli immobili abbandonati, concedendo più borse di studio come contributo per l’affitto, istituendo un registro di affitti a canone concordato che faccia da calmiere e assegnando soluzioni abitative in base al reddito.
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