Contro la mercificazione delle risorse e del territorio, per una riconversione ambientale ed ecologica dell’economia.

L’importanza dei problemi ambientali e la preziosità delle risorse sono stati ampiamente confermati dall’episodio pandemico che stiamo vivendo, generato dal rapporto sconsiderato dell’uomo con il resto della natura: i fenomeni di spillover (ovvero il salto di specie dei virus e dei batteri, fenomeno del tutto naturale e inevitabile) sono infatti intensificati dall’invasione delle zone selvatiche residue e dallo spropositato contatto dell’uomo e dei suoi animali domestici con le specie selvatiche.

Alla Natura va lasciato più spazio autonomo, va cambiato il rapporto con gli animali domestici, riducendo il consumo di carne e migliorandone le condizioni di vita (gli spillover infatti si generano anche negli allevamenti animali, soprattutto se intensivi), mantenendo però la visione di un’ecologia non intesa come interesse di pochi snob, ma come fatto sociale ed economico.

La crisi pandemica ha inoltre esacerbato tutti i precedenti problemi ambientali:

  • il riscaldamento globale provocato dai nostri consumi fuori controllo di combustibili fossili;
  • l’alterazione dei cicli degli elementi principali (carbonio, azoto, fosforo) e del ciclo dell’acqua, che è la sostanza più consumata fra le merci;
  • l’inquinamento in tutte le sue forme: aria, terra ed acqua, ma anche i nostri corpi, a causa dell’uso di materiali come i perfluorurati (nel vicino Veneto i PFOA), che alterano la composizione del nostro organismo, dato che in Natura non esistono enzimi comuni capaci di metabolizzarli.

Risulta pertanto rafforzata l’esigenza di un controllo sociale del modo di produrre, riprodurre e consumare che segua quanto sappiamo dell’ecologia e delle leggi naturale e che non si basi più sul profitto privato e sul mercato, che si ponga come obiettivo non più la continua crescita necessaria all’accumulazione capitalistica, ma il benessere e il miglioramento della qualità della vita di tutti e tutte, il riequilibrio della ricchezza sociale a partire dai soggetti più deboli della società. Per questo motivo le nostre proposte, riprese dal concetto di “one health” (una sola salute per l’essere umano e la Natura: l’uomo è sano solo se la Natura in cui vive è altrettanto sana) non sono puramente tecniche, ma hanno senso solo nel quadro di una modifica del nostro modo di vivere e produrre.

Sebbene si tratti di problemi globali, l’azione e le scelte locali operate dal Comune sono a nostro avviso centrali, anche in un’ottica di presa di coscienza tanto dei problemi quanto della nostra capacità di cambiare comportamento e far cambiare comportamento alla macchina sociale. È un meccanismo glocale, globale e al tempo stesso locale.

I criteri generali che proponiamo come fondativi dell’intervento comunale sono:

  • Mitigazione: riduzione dell’emissione di gas climalteranti (meno energie da fonti fossili e più energie alternative) e dell’invasione dei residui spazi naturali, consentendo così alla Natura di ritrovare un proprio equilibrio.
  • Adattamento: adeguamento alle nuove condizioni ambientali (eliminare consumi superflui, rafforzare le allerte meteo e la verifica dei fenomeni di esondazione e degli eventi estremi, accumulare l’acqua in previsione di periodi di siccità)
  • Economia circolare: riuso degli oggetti e riciclo dei materiali; limitazione dell’alterazione dei cicli degli elementi.
  • Chimica verde: riduzione dell’uso dei prodotti di sintesi, a parità di efficacia e quando siano più impattanti sull’ecosistema, pur senza alcuna chemofobia perché “tutto è chimica”, applicando il principio di precauzione.

Appare dunque centrale il ruolo dell’Assessorato alle politiche ambientali (estendendolo ad Assessorato alle politiche ambientali, climatiche e al riequilibrio dei cicli naturali) come punto di riferimento anche per gli altri Assessorati e il lavoro in sinergia con gli enti che si occupano di monitoraggio, ricerca e comunicazione sui temi del clima, dell’ambiente e del riciclo dei materiali. L’obiettivo deve essere infatti quello di ridurre l’impatto ambientale e climatico della nostra città, intensificando gli sforzi su risparmio energetico, fonti rinnovabili, mobilità sostenibile e pubblica, edilizia sostenibile, riducendo la produzione di rifiuti, promuovendo stili di vita consapevoli, favorendo nuove opportunità di lavoro nei settori della cosiddetta green economy e green technology, con una visione di lungo periodo, attenta prima di tutto ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e investendo nello sviluppo di un’agricoltura locale non invasiva che si riadatti al clima in mutamento e in una gestione innovativa delle risorse idriche in vista di una possibile diminuzione della disponibilità di acqua.

Nel concreto, sul territorio comunale, proponiamo una serie di interventi non solo necessari, ma indispensabili:

  1. Edifici e edilizia:
  2. Ridurre al minimo la costruzione di nuovi edifici e richiedere che le eventuali  “necessarissime”  nuove costruzioni assicurino un bilancio di conservazione del suolo, risorsa limitata la cui reintegrazione necessita di decenni. Ogni abitante di Trento occupa in media 250m2 di superficie e questo numero aumenta costantemente.
  3. Favorire l’isolamento degli edifici esistenti e metodi di raccolta delle acque piovane per usi non alimentari (scarichi del bagno).
  4. Facilitare l’installazione di generatori rinnovabili (fotovoltaici e termici) e renderli obbligatori per i nuovi edifici, in particolare per quelli pubblici, anche se già costruiti.
  5. Controllare l’uso di camini a legna in città; producono polveri fortemente inquinanti.
  6. Mobilità e trasporto:
    1. Disincentivare l’uso del mezzo privato, rendendo il trasporto pubblico gratuito ed aumentando le corse, anche in orario serale;
    1. Istituire linee circolari (e non dirette dal centro) di autobus per le zone collinari, modificando e riprogrammando il flusso di persone per le grandi strutture come Università e uffici pubblici.
    1. Preferire nuovi mezzi pubblici elettrici e disincentivare i mezzi a metano (è infatti un potente gas serra e se ne perde il 2% nell’estrazione trasporto)
    1. Aumentare il numero di forniture di elettricità per la ricarica di mezzi elettrici.
    1. Creare corsie bici in tutte le strade, spostando ove possibile i parcheggi verso il centro della carreggiata; regolamentare il traffico bici in contromano (si veda anche la proposta nazionale fatta dalle associazioni ambientaliste, il cosiddetto “senso unico eccetto bici”).
    1. Regolamentare il trasporto delle merci, ad esempio stabilendo orari di consegna limitati per veicoli a carburanti fossili e lasciando orario libero solo per mezzi elettrici o a pedale. In questo modo si obbligano le grandi catene di consegna telematica a ridurre l’impatto sull’ambiente, almeno nel nostro Comune.
    1. Controllare il transito di merci ferroviarie pericolose, che oggi attraversano la stazione dei treni a tutte le ore. Non lo sappiamo ancora. Stesso problema perché l’autostrada passa dentro la città e il suo inquinamento diventa parte del nostro.
    1. Promuovere presso l’A22 politiche di riduzione della velocità nella zona di attraversamento della città e di intervento mirato nei momenti di maggiore inquinamento. Il flusso autostradale è infatti responsabile di una parte significativa dell’inquinamento della città.
  7. “Città verde” ed ecologica
    1. Incrementare il verde pubblico e gli orti urbani, trasformando alcune aiuole in orti comunali, scegliendo sempre specie vegetali che siano compatibili con l’ambiente urbano e le esigenze della popolazione, ma anche con l’ecologia in trasformazione del Trentino.
    1. Valutare con estrema attenzione l’abbattimento dei preziosi grandi alberi ancora esistenti sul nostro territorio e curarne meglio la manutenzione.
    1. Ridurre l’inquinamento luminoso, incentivando l’uso di sistemi intelligenti a basso consumo ad attivazione automatica, anche per l’illuminazione pubblica. Ridurre l’uso dell’illuminazione dei negozi nelle ore di chiusura.
    1. Stimolare la formazione di GAS (gruppi di acquisto solidale) in parallelo con i mercatini cittadini e rionali per spingere al consumo di cibo a km zero nel rispetto della stagionalità.
    1. Favorire strategie di controllo degli insetti (zanzare e altri vettori infettivi) che rispettino l’ambiente, riducendo l’uso di prodotti di sintesi. Un esempio può essere lo sviluppo, in cooperazione con gli enti di ricerca sul territorio, di “tombini intelligenti” con ridotta stagnazione (le larve usano infatti l’acqua stagnante dei tombini).
    1. Bonificare la zona di Trento Nord per recuperare e restituire alla città ben ventiquattro ettari.
    1. Difendere l’acqua come bene comune e impegnarsi per la sua gestione pubblica. A tale scopo, scoraggiare l’uso dell’acqua in bottiglia a meno che non sia necessario (ad esempio negli ospedali) installando distributori pubblici “intelligenti” di acqua e incentivando nei servizi di ristorazione l’uso di acqua pubblica ad un prezzo simbolico e non di acqua minerale, venduta oggi a prezzi altissimi.
    1. Riduzione della produzione di rifiuti, ad esempio incentivando i negozi che vendono prodotti senza l’uso di contenitori usa e getta
  8. Amministrazione pubblica
    1. Avviare un’indagine sull’uso nel territorio comunale di prodotti di sintesi, da parte della pubblica amministrazione e dei privati, (per esempio uso anticrittogamici lungo le ciclabili) e mettere in atto strategie per ridurne l’uso, eliminando i prodotti a maggior rischio;
    1. Realizzare un piano comunale di adattamento ai cambiamenti climatici e un bilancio energetico e materiale del territorio comunale;
    1. Redigere il Bilancio Economico Sostenibile (BES) del Comune e non solo un bilancio tradizionale, valutando lo stato di benessere dei cittadini.
    1. Sostenere presso la Provincia e gli Enti competenti, sulla base dell’esperienza della pandemia, un’assistenza medica territoriale forte, basata non su pochi grandi centri ospedalieri ma sul rafforzamento dell’assistenza domiciliare e della medicina territoriale e di comunità;
    1. Promuovere la cooperazione internazionale allo sviluppo verso i Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici.