Contro il razzismo istituzionale e ogni forma di discriminazione. Per un’altra idea di convivenza e di città policentrica che guardi non solo al salotto cittadino ma anche alle varie periferie geografiche e sociali. Per una città solidale e antifascista che permetta a tutte e a tutti l’effettiva fruizione di servizi e la tutela dei diritti. Per un bilancio di genere e una attiva politica a sostegno delle donne, dei migranti e ogni forma di emarginazione

Le diverse forme di discriminazione che dilagano e si radicano nel nostro territorio e nel nostro tessuto sociale sono la matrice delle molteplici forme di violenza e aggressioni fisiche e verbali, portate avanti anche attraverso i social, di cui sono vittime le donne, le persone di diverso orientamento sessuale e identità di genere, i rom, i sinti, le comunità etniche, i migranti e i senza fissa dimora. È una vera e propria emergenza culturale e sociale di cui ogni Amministrazione, a tutti i livelli, ha il dovere di farsi carico, al fine di garantire a tutte e a tutti i principi di libertà, democrazia, solidarietà e rispetto delle diversità, secondo il nostro dettato costituzionale. Siamo convinti che l’odio, il razzismo e tutte le forme di discriminazione, si combattono solo partendo dalle questioni sociali, dando una risposta concreta ai bisogni materiali che generano guerra tra poveri, impoverimento culturale e morale, ricerca del capro espiatorio. Le politiche antisociali dei governi succedutosi negli ultimi anni hanno creato questo clima politico e culturale, causa dell’affermarsi delle destre populiste che sono proprio cresciute cavalcando il disagio sociale prodotto dalle politiche neoliberiste.

Antifascismo

L’antifascismo è il valore costitutivo della nostra forza politica ed è il fondamento della nostra storia e del nostro agire. La Costituzione italiana nata dalla Resistenza ha bandito per sempre ogni rigurgito di fascismo e tutte le Istituzioni hanno il dovere di far rispettare tale principio, vietando e stroncando ogni forma di incitamento ad esso, intervenendo per prevenire qualsiasi atteggiamento che possa tollerarlo o sdoganarlo. Il Comune di Trento dovrà mettere in atto tutte le azioni necessarie per un lento lavoro ricostruttivo, culturale e politico, per creare e trasmettere quegli anticorpi sociali che permettono di resistere al diffondersi dell’odio, delle ingiustizie e dell’intolleranza. Noi continuiamo a ribadire che il fascismo non è un’opinione ma un reato e che pertanto anche il Comune di Trento dovrà chiedere alle autorità competenti di sciogliere tutte le organizzazioni neofasciste che si sono costituite sul nostro territorio, condannandole come eversive ed illegali,  non concedere a gruppi di studenti di estrema destra di fare propaganda nelle scuole o università, non concedere sale pubbliche o sale circoscrizionali per eventi o manifestazioni organizzati da associazioni di chiara matrice neofascista o ad esse riferibili.

Discriminazione e violenza di genere

La lotta ad ogni forma di discriminazione e violenza di genere deve essere assunta come centrale all’interno di un programma di governo comunale, partendo dalla consapevolezza che il patriarcato si combatte con una trasformazione radicale della società, garantendo diritti, uguaglianza, lavoro e interventi concreti istituzionali e politici.

Recenti dati riferiscono che l’Italia è al 127º posto per disuguaglianza salariale su 144 posti, le donne lavoratrici in Italia guadagnano il 36% in meno dei colleghi maschi, per esigenze di cura familiare molte donne lavorano part-time e percepiscono per questo pensioni più basse: tra gli anziani sono soprattutto le donne ad essere in stato di povertà. Le competenze non ricevono lo stesso riconoscimento e la carriera è più lenta a causa di una distribuzione non equa dei compiti e delle responsabilità familiari.

La precarietà e la disoccupazione riguardano principalmente le lavoratrici. I tagli al sistema di welfare, i costi e la non piena fruibilità dei servizi di cura e di assistenza a bambini ed anziani costringe spesso le donne a rinunciare al proprio lavoro. La violenza contro le donne è triste cronaca di tutti i giorni, una violenza fisica, psichica, sessuale praticata in famiglia, nei luoghi di lavoro da uomini di ogni ceto sociale che troppo spesso sfocia in femminicidio. Convinti e convinte che non può esserci reale autodeterminazione delle donne senza autonomia economica e che la violenza sulle donne è anche violenza del mercato che impone loro un ruolo produttivo e riproduttivo ben definito, riteniamo che il Comune debba adottare un bilancio di genere per favorire la valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sulla relazione tra generi, ovvero sulla vita concreta delle cittadine e dei cittadini. Ciò vorrà dire porre fine al taglio dello stato sociale che scarica sulle donne il suo smantellamento. Necessari inoltre appaiono tutti gli investimenti possibili per supportare materialmente e psicologicamente le donne che subiscono violenza e i loro figli, centri di ascolto, case per donne vittime di violenza ed altro dovranno essere potenziati parallelamente ad azioni di prevenzione con specifiche campagne culturali e informative.

Diritti civili e comunità LGBTQI+

Le discriminazioni sul lavoro e nella vita sociale riguardano anche gay, lesbiche, trans e tutto l’universo LGBTQI che, anche in Trentino, è costretto a combattere quotidianamente una sempre più marcata e progressiva cancellazione dei valori di apertura culturale verso la molteplicità delle differenze e una recrudescenza diffusa, anche tra i giovanissimi, delle diverse forme di violenza ed emarginazione perpetrate attraverso atti e parole omofobe. Una città che miri al benessere e all’inclusione di ogni individuo non può prescindere dalla messa in atto di concreti strumenti e piani di promozione culturale volti a combattere ogni forma di discriminazione diretta o indiretta subita al lavoro, a scuola nelle relazioni sociali o tramite atti di bullismo e cyberbullismo.

L’adesione dell’Amministrazione comunale alla Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazione per orientamento sessuale e identità di genere (RE.A.DY) può consentire di sviluppare nel locale buone prassi a tutela, anche legale, di chi subisce pregiudizi o atteggiamenti che ledono la dignità e i diritti delle persone LGBTQI+. La creazione di un osservatorio comunale permetterebbe di mantenere un’attenzione permanente sui reali bisogni della popolazione LGBTQI+, consentirebbe di interloquire e rispondere alle richieste provenienti da associazioni, istituzioni, comitati rappresentativi e diventerebbe luogo di ascolto e di denuncia a cui far riferimento in caso di discriminazione. Al Comune deve inoltre competere la responsabilità di promuovere e coordinare iniziative culturali e sociali di incontro e confronto, con la cittadinanza e soprattutto nelle scuole, per contrastare il dilagare dell’omofobia e transfobia mediante l’elaborazione di specifici progetti formativi rivolti al personale degli Enti, insegnanti e alunni.

Migranti e senza fissa dimora

Riteniamo inoltre che netta e decisa debba essere la politica comunale nei confronti dei migranti (a prescindere dal loro status giuridico), dei senza fissa dimora e di chi vive all’interno del nostro Comune in situazioni di marginalità economica, abitativa e sociale. Anche in questo ambito pensiamo non solo che il Comune possa e debba diventare il primo luogo di intervento per gestire le politiche di redistribuzione e inclusione sociale, ma anche che debba elaborare una piattaforma programmatica specifica rivolta a chi vive in maniera più drammatica la propria marginalità, ponendo come centrale l’intervento pubblico e un concreto progetto di integrazione che vada altre l’emergenza o la mera accoglienza solidale e che quindi ritorni a parlare di diritti universali inalienabili, sui quali non si temporeggia o contratta. Diritti esigibili, che bisogna pretendere perché, da parte dell’amministrazione, devono essere garantiti.

È per questo che in primo luogo parliamo di un reale contrasto a quello che può definirsi “razzismo istituzionale”, che si manifesta attraverso provvedimenti o assenza di interventi che di fatto impediscono ad una parte di popolazione che vive, attraversa o lavora all’interno del comune di Trento, l’effettiva fruizione o addirittura l’accesso ai servizi, alla piena residenza, all’istruzione o tutela della salute. A Trento esiste un grave problema abitativo ed elevatissimi sono i numeri di coloro che si vedono negare il diritto all’abitare stabile e dignitoso: i servizi di accoglienza emergenziale sono insufficienti e troppi sono coloro che vivono in strada e in condizioni di estrema precarietà e vulnerabilità, senza che venga offerta alcuna possibilità di emancipazione e integrazione. Il mercato immobiliare è inaccessibile anche a chi percepisce un reddito minimo ma non ha garanzie contrattuali, a chi vive in condizioni di disagio psichico o di dipendenza. A fronte di tale situazione, solo nella città di Trento, il patrimonio immobiliare pubblico dismesso, abbandonato e inutilizzato è consistente e andrebbe recuperato e messo a disposizione per interventi strutturali di edilizia in grado di rispondere ai diversi bisogni individuali. È indispensabile coprire tutte le richieste di posti letto, creare un servizio di ostello a prezzo calmierato, un centro di accoglienza diurno e luoghi di formazione, socializzazione e scambio per attuare una politica di reale integrazione che passa necessariamente per la messa in atto di una funzionale politica di inserimento lavorativo. È compito anche del Comune promuovere ogni azione necessaria per offrire occasioni lavorative, contrastando ogni forma di lavoro sommerso e di sfruttamento dello stato di bisogno. La costituzione di una Consulta delle cittadine e dei cittadini migranti, la creazione di sportelli di assistenza legale e sanitaria nonché l’implementazione di servizi sociali e mediatori culturali, sono altri aspetti centrale di cui l’Amministrazione dovrebbe farsi carico.

Possiamo concludere quindi affermando che la questione sociale non può più essere trattata come un problema di carità o di ordine pubblico, ma deve diventare problema politico centrale.